L’abitato di Rometta sui Peloritani, occupa il pianoro sommitale di un possente torrione di arenarie conchiglifere, alle spalle della città di Messina e tutt’intorno le balze tortuose, è un susseguirsi di ingrottati scavati qua e là dall’uomo che ci suggeriscono un quartiere trogloditico suburbano, che si annovera al pari di quelli ragusani.
Le pareti precipiti che circondano il paese sul lato ovest, sotto il ciglione lungo cui correvano le mura civiche sono, infatti, caratterizzate da grandi escavazioni disposte su uno stesso filare nella contrada “Sotto S. Giovanni”; e qui che si trova uno degli esempi più antichi in Sicilia di edilizia rupestre con destinazione culturale: una Moschea Musulmana nella Roccia. Presso la porta settentrionale, inoltre, trovano spazio un altro gruppo di cavità logore e abbandonate mentre, lungo l’antica rampa d’accesso del paese, oggi modificata, c’è una Cappella Viaria Tardomedievale, che si trova lungo la parete verticale settentrionale del monte; purtroppo, oggi questa cripta non è fruibile dal pubblico, in quanto le alluvioni dell’ultimo secolo hanno fatto franare ogni via d’accesso.
A Nord-Ovest, infine, nell’area occupata dall’orto dell’ex convento dei Cappuccini e oggi affidato ad una comunità di Clarisse, c’è un Santuario Ipogeico, ma anch’esso non è fruibile a causa della Clausura; le Suore infatti ne precludono sia gli studi sia la semplice visita.
Le cavità rupestri di contrada Sotto San Giovanni, si trovano a quota m. 440 s.l.m. circa, mentre il paese si sviluppa tra le quote m. 520 e m. 560 s.l.m. Si tratta di strutture miste, cioè quì, una struttura rupestre convive perfettamente con corpi costruiti e distribuiti nel tempo e che prolungano la cavità verso l’esterno.
Questi spazi si affacciano su un percorso, una volta collegato con le soprastanti mura mediante un ripido viottolo che sboccava presso i ruderi della chiesa di S. Caterina, che è fortemente condizionato dall’orografia del terreno da un lato e dal muro delle stesse cavità dall’altro, ma che comunque permette gli accessi in corrispondenza dei vari vani e che è oggi, purtroppo, in parte franato a causa delle alluvioni.
Le sagome all’interno sono frastagliate perché chiaramente si adattano a quello che è il contesto naturale (la roccia), mentre la parte esterna è caratterizzata da un muro perimetrale che dal lato interno è frammentato con altre pareti interne che vanno da roccia a parete costituendo cosi 9 spazi chiusi, ognuno col proprio ingresso.
Tomba rupestre d’età bizantina
Sul costone orientale, quasi a strapiombo, nei pressi delle fortificazioni di Porta Messina, si trova un ipogeo funebre di probabile epoca bizantina scavato nella roccia e rimaneggiato in epoche successive fino ad essere utilizzato come ricovero per animali ma anche come piccolo palmento.
Vi si accede discendendo un ripido percorso, ricavato nella parete, frammisto a scalini e sentieri ripidi. All’interno è tutt’ora visibile, frontalmente all’entrata, la parte rialzata, ricavata nell’escavazione, dove era posto il corpo del defunto. La sua utilizzazione come sepoltura si deve certamente al periodo in cui Rometta, la greca Erymata, era una florida città-fortezza dell’Impero Romano d’Oriente, dal 535 al 965.